RICORDO DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE
la Mostra fotografica “Civita Castellana e la memoria, 1900/2000, Civita e la 1° Guerra Mondiale: immagini di guerra per la pace, arricchita di ulteriori acquisizioni.
La mostra è aperta al pubblico dal 1 al 5 novembre presso la Sala Pablo Neruda di Corso B. Buozzi.
Mostra fotografica
dal 1 al 5 novembre
Civita Castellana, corso bruno buozzi, sala Pablo Neruda
Si sviluppa su 25 pannelli elaborati con tecniche digitali, è stata realizzata grazie a documenti e fonti provenienti dagli archivi familiari delle famiglie civitoniche, soprattutto quelle degli studenti dell’Isiss Colasanti di Civita Castellana.
I pannelli illustrano la vita di una cittadina in tempo di guerra. Una città che, pur lontana geograficamente dal fronte dei combattimenti, ha visto da vicino “il nemico”: nelle celle del forte San Gallo furono internati a più riprese circa 800 prigionieri austriaci giunti fino a noi con il treno della ferrovia Roma Civita Castellana attiva già dal 1906.
La “nostra” storia della Grande Guerra si snoda attraverso i diari di guerra e di prigionia del Capitano Romeo Mezzanotte, le lettere di altri ufficiali, come Bruno Flamini e di soldati giovani e meno giovani come Marino Banditelli o Ventura Fantera. E poi le innumerevoli foto dei soldati e le iniziative sorte all’indomani della fine della Guerra per ricordare i caduti tra cui il pregevole monumento del Canevari.
Dai documenti presentati si apprende che su una popolazione di circa 5000 abitanti Civita Castellana ha inviato al fronte circa 1000 uomini, anche giovani del “99 e adulti dichiarati rivedibili; un detto popolare dell’epoca recitava: si giri pe’ Civita nun trovi no sciancato la preso CeccoPeppe pe faje fa o sordato
L’Associazione Ager Faliscus e l’Isiss Colasanti che collaborano anche per altri progetti di Scuola Aperta ritengono che il ricorso alla “memoria storica” sia ancora di estrema attualità per educare le giovani generazioni ad un più cosciente senso di appartenenza alla propria comunità ed in questo caso, anche alla consapevolezza che la guerra non potrà mai risolvere i conflitti tra i popoli a causa dei carichi di sofferenza, morti ed odio che trascina con se